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La mostra raccoglie una selezione di manifesti originali provenienti da una stagione d’oro del cinema fantastico, dagli anni Cinquanta agli anni Settanta. Un’epoca in cui lo spettatore veniva attratto in sala non solo dalle promesse di avventure mozzafiato e mondi inesplorati, ma anche dall’impatto visivo di immagini capaci di condensare, in un solo colpo d’occhio, l’essenza di un film.
Dai mari sconfinati di “Ventimila leghe sotto i mari” alle profondità inesplorate di “Viaggio al centro della Terra”, fino alla potenza primordiale di “Godzilla”, i manifesti erano veri e propri portali verso l’ignoto. Le grafiche vibranti, i titoli suggestivi e le composizioni spettacolari parlavano direttamente al desiderio di evasione del pubblico, aprendo finestre su mondi popolati da eroi, scienziati visionari e creature straordinarie.
In un’epoca segnata dall’innovazione tecnologica, dalla corsa allo spazio e dal fermento culturale del dopoguerra, il cinema fantastico sapeva intercettare tanto le paure quanto i sogni di un futuro diverso. I manifesti ne sono testimonianza tangibile: oggetti d’arte applicata che, oltre a promuovere, sapevano raccontare.
Gli anni Cinquanta, segnati dalla Guerra fredda, diventano la stagione d’oro del cinema di fantascienza popolare. Invasioni aliene, minacce provenienti dallo spazio e mostri generati dalle radiazioni incarnano metaforicamente l’ansia per un conflitto nucleare imminente e per l’instabilità geopolitica.
Negli anni Sessanta il genere si arricchisce di nuovi linguaggi, contaminandosi con l’avanguardia visiva e con le suggestioni psichedeliche di una società in trasformazione. La corsa allo spazio e il progresso tecnologico aprono orizzonti inediti: il viaggio interplanetario non è più solo un sogno, ma una prospettiva reale. In questa fase emergono opere che mirano a una maggiore profondità filosofica e metafisica, che ridefiniscono radicalmente i confini del genere.
Negli anni Settanta, infine, il fantastico e la fantascienza assumono tonalità più cupe e disincantate. L’immaginario apocalittico si fa centrale, riflettendo le crisi energetiche, le tensioni sociali e il senso di smarrimento di fronte a un futuro incerto.
Questa esposizione non celebra solo i film, ma anche l’immaginario grafico che li ha resi memorabili, restituendo al pubblico la magia di un’epoca in cui tutto sembrava possibile.
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The exhibition brings together a selection of original posters from a golden age of fantastic cinema, from the fifties to the seventies. An era in which the viewer was attracted to the cinema not only by the promises of breathtaking adventures and unexplored worlds, but also by the visual impact of images capable of condensing, in a single glance, the essence of a film.
From the boundless seas of “Twenty Thousand Leagues Under the Sea” to the uncharted depths of “Journey to the Center of the Earth” to the primordial power of “Godzilla”, the billboards were portals into the unknown. The vibrant graphics, striking titles, and spectacular compositions spoke directly to the audience’s desire for escapism, opening windows into worlds populated by heroes, visionary scientists, and extraordinary creatures.
In an era marked by technological innovation, the space race and the cultural ferment of the post-war period, fantastic cinema knew how to intercept both fears and dreams of a different future. The posters are tangible testimony to this: objects of applied art that, in addition to promoting, they knew how to tell.
The Fifties, marked by the Cold War, became the golden age of popular science fiction cinema. Alien invasions, threats from outer space, and radiation-generated monsters metaphorically embody anxiety about imminent nuclear conflict and geopolitical instability..
In the Sixties, the genre was enriched with new languages, contaminating itself with the visual avant-garde and with the psychedelic suggestions of a society in transformation. The space race and technological progress open up new horizons: interplanetary travel is no longer just a dream, but a real prospect. In this phase, works emerge that aim at greater philosophical and metaphysical depth, which radically redefine the boundaries of the genre.
Finally, in the Seventies, fantasy and science fiction took on darker and more disenchanted tones. The apocalyptic imagery becomes central, reflecting energy crises, social tensions and the sense of bewilderment in the face of an uncertain future.
This exhibition not only celebrates the films, but also the graphic imagery that made them memorable, giving back to the public the magic of an era in which everything seemed possible.
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